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DOSSIER CINGHIALE - 2001/2002

 

Esiti del popolamento eccessivo

Nel Dossier Cinghiale 1987 venivano esaminati lo stanziamento, le possibilità di popolamento, i tipi di caccia praticabili ecc. Qui invece andiamo ad esaminare i lati negativi dell'eccesso di presenze e soprattutto dell'eccesso di esemplari adulti.

Va anzitutto chiarito che mancano censimenti e stime ufficiali attendibili della popolazione e della sua evoluzione. Pertanto, ancora una volta, i dati saranno quelli riferiti ad una zona ristretta (la mia zona censuaria) empiricamente osservati ed annotati. Nel frattempo, la "tabella colori" come indicato nel "Dossier 87" ha subito modificazioni e ora si notano solo le variazioni di marrone. La struttura fisica rimane improntata a quella descritta per il "meticcio". Questi, come ogni altro dato morfologico, non sono stati rilevati ufficialmente ! 

Ad un primo e generalizzato esercizio di caccia, diretto innegabilmente "al soggetto di maggior taglia" e quindi a danno soprattutto dei soggetti che evidenziavano taglie, mantelli, strutture fisiche riferite al tipo "continentale", ha fatto seguito una politica intesa all'incremento numerico della specie, salvaguardando quindi i più fecondi riproduttori adulti.

Va rilevato che ancor precedentemente a questa fase di gestione, nel corso di un lancio corretto (di pedina) di fagiani pronta caccia (immediatamente seguente l'87) avevo osservato un branchetto di cinghiali uscire dal folto (in pieno sole), aprirsi a ventaglio ed iniziare a "cacciare" i soggetti appena lanciati. Mi sembrò non ne "incarnierassero" alcuno ma ne riferii puntualmente al Direttore di riserva. Nello stesso periodo, censivo da un unico punto d'osservazione e contemporaneamente 14 lepri.

Negli anni seguenti, per tre anni consecutivi, non sono stato capace di censire giovani soggetti di Capriolo, non sono stato capace di prelevarne alcuno. Le lepri evidentemente ed altrettanto improvvisamente sono scemate di numero. In concomitanza, il numero di Cinghiali adulti è apparso abnorme. Ho riferito, senza alcuna soddisfazione.

Successivamente ancora, il numero di nuovi nati di Capriolo si è ridotto al lumicino. Un anno si, due o tre  no, ne prelevo uno. Incontrare la lepre, ormai, è eccezionale. Il piano di abbattimento ne soffre, è evidente.

Il rapporto tra adulti e giovani di Cinghiale si stabilizza ed appare abbastanza corretto. Non riferisco più. Volutamente, nessuno annota !

Nel frattempo, in due occasioni, il cinghiale si presenta con l'intento di pasteggiare la spoglia del capriolo che sto pulendo. L'ultima, sino a tre metri e sinchè lo caccio in malo modo !

Diversamente, divora completamente il capriolo abbattuto dal mio direttore di riserva mentre questi si reca all'auto che doveva trasportarlo!

Ultimi anni, in tutta la provincia si nota il decremento del Capriolo. In concomitanza, il Cinghiale viene abbattuto in Riserve in cui non era presente. Attendibili appassionati d'altre Riserve mi riferiscono di maschi accompagnati da due valletti: son ben due classi di adulti che scorrono insieme la boscaglia!

Tutto, fin qui cennato, indica il riflesso negativo dell'esubero della specie Cinghiale su quelle passibili di "predazione" ma in particolare indica che tale effetto è determinato in primo luogo dagli esemplari adulti.

Per contro, a dimostrazione che nessun tipo di studio è stato nemmeno tentato, anno 2001, il XIII Distretto ha ritenuto di abbassare l'età degli "adulti" a 24 mesi e non pago, ne ha limitato il numero degli abbattimenti!

Alle osservazioni dello scrivente sull'inopportunità di norme intese a diffondere ed incrementare la specie Cinghiale, da più parti, è stato risposto che non esistono documentazioni comprovanti la perniciosità del suide!

Ad affermazioni così incaute, tecnicamente eccepibili, si oppongono, oltrechè le personali osservazioni, le testimonianze della scienza, della caccia evoluta e della stampa quotidiana e periodica specializzata che qui si evidenziano.

Da "tradizioni di caccia nella Mitteleuropa" -Fischiare al Capriolo- , traggo dalle istruzioni della Faulhaber : "Per la produzione del suono del richiamo per cuccioli di capriolo si deve portare lo strumento con la parte del megafono (padiglione) alla bocca, con la mano racchiusa come descritto per il richiamo delle capriole (in fregola) e si aspira l'aria brevemente ma in modo leggero. A questo suono reagisce naturalmente anche la selvaggina di grossa taglia, tra l'altro anche cinghialesse sono state portate alla ferma in questo modo."

In "Biologia venatica", una frase dello stimato ing. Rodolfo Villani.

 In "Gli animali selvatici", un passaggio dell'emerito prof. Alberto Simonetta .

Dalla rivista "Diana", un ritaglio dell'esperto prof. Franco Nobile. Questi conferma a tutte maiuscole la tesi.

Ancora, sfogliando GRZMEK che pure e generosamente ti soccorre, trovi che: "attaccano addirittura Mammiferi piuttosto grandi".

E non dimentichiamo la stampa quotidiana.

Teniamo, ancora, in debito conto il parere di Grassani.

Prendiamo atto della documentazione fotografica di "Habitat" del sett. 1999 nonchè dell'apr. 2000.

Tutto ciò ci permette di confermare come il Cinghiale sia un onnivoro d'eccellenza e quindi pure un "predatore" inveterato. 

Come, a ben considerare, quel "porco", opportunista Uomo.

Il rifiuto di considerazioni approfondite e distaccate del problema sembra essere indotto dal cospicuo rinvenimento di valore nelle spoglie della specie. Se pensiamo che nella stagione 2001-2002, nelle sole riserve di Opicina e Basovizza e perdipiù nell'ambito ristretto di una zona non superiore ai 300 ettari, sono stati abbattuti ben 90 esemplari -che per taluni cacciatori hanno rappresentato una rendita venale superiore a duemilioni di lire- possiamo ben comprendere come cacciatori ecologicamente indifferenti considerino il problema sotto ben altra prospettiva !

Il futuro del timido e delicato capriolo nell'ambiente carsico appare quindi inopportunamente compromesso.

L.P.

 

 

 

 



I cinghiali ormai girano dappertutto ed esiste un piano di abbattimento
Caccia per turisti: Cherso si ribella


CHERSO - Erano stati introdotti nel territorio una quindicina d’anni fa per dare vita alla caccia su base commerciale, ossia riservata ai «turisti» venatori. Ma cinghiali e cervi sono usciti dalle zone loro riservate a Cherso, causando danni e fastidi assortiti soprattutto agli allevatori di ovini, che a più riprese hanno protestato per la deleteria presenza di questa selvaggina non autoctona.
A spopolare sono maggiormente i cinghiali, che dalla riserva venatoria di Tramontana, nel settentrione di Cherso, stanno progressivamente migrando verso Sud. A sentire i proprietari delle greggi, i cinghiali attaccherebbero gli agnelli appena figliati perché attratti dall’odore del sangue. Inoltre grufolano in ogni dove, specie nei pascoli. E adorano le castagne caserecce, con danni che è facile immaginare.
Recentemente è stato avvistato un esemplare che dalla riserva statale nell’isolotto di Levrera si stava dirigendo a nuoto verso Cherso. Ma gli isolani discutono ancora dell’episodio avvenuto un paio di settimane addietro, quando un cinghialetto è stato preso al «lazo» nel bel mezzo del porticciolo di Cherso. I pastori locali non hanno dubbi e hanno già chiesto alle autorità regionali la soppressione delle specie non autoctone, il che consentirebbe l’attività soltanto alle società di caccia chersine.
Sulla scorta di queste richieste, gli ideatori del piano regolatore dell’isola hanno previsto che a Tramontana sia eliminata la caccia commerciale. Il piano si trova tuttora sottoposto a pubblico dibattito e sta incontrando l’opposizione dei cacciatori, i quali ritengono che la vicenda abbia assunto dimensioni esagerate, e toni fin troppo aspri. Anche Blazenka Kulic, esperta di caccia dell’assessorato regionale all’Economia, è di questo avviso: «Personalmente credo che le attività venatorie a Cherso non dovrebbero subire tagli o modifiche – sostiene –. I problemi, che nessuno nega, nascono al di fuori delle zone di caccia, con recinti inadeguati e ”permeabili”. È qui che si dovrebbe agire, riparando i recinti, compito che spetta alle società concessionarie».
Come a Tramontana, anche nell’area di Lussingrande si registrano danni provocati dai cinghiali. In questo caso si è dato ordine ai cacciatori locali di ridurre considerevolmente la popolazione di cinghiali, abbattimenti da effettuarsi entro la fine del 2003. Non c’è pace insomma per gli allevatori di ovini nelle isole quarnerine: se a Cherso i timori sono legati ai cinghiali, a Veglia l’incubo ha la forma di un orso. Qui, nonostante il permesso per l’abbattimento, i tre o quattro «Yoghi» veglioti si stanno prendendo gioco dei cacciatori, evitando accuratamente (almeno per il momento) di farsi impallinare.
a. m.
(Il Piccolo 10 dic.2001)

RIFLESSIONE :

 

Schema d’accrescimento con una popolazione di adulti

2 +8                                                              2   :10

2 +8    8+12                                                  2   :30

2 +8    8+16    12+18                                 10    :64

2 +8    8+20    12+24   18+27                    22  :119

2 +8    8+32    12+30   18+36    27+39      40  :212

I censimenti nelle annate considerate hanno 

* Incidenza sull’incremento del capriolo

* divorati    da 5 -     a7    %

* divorati    da 5 -     a7    %

* divorati    da 25 - a35    %

* divorati    da 55 - a77    %

* divorati           100         %

evidenziato la rispondenza di queste percentuali !

  

Schema d’accrescimento con una popolazione di giovani.

2+8                                                                     10

           8+12                                                        20

                       12+18                                          30

                                        18+27                         45

E’ evidente che in questo caso la biodiversità 

* Incidenza sull’incremento del capriolo

* da occasionale    a    5   %

                            

                           

                            

sarebbe sopportabile !

 Dossier cinghiale 1987

Ridete con noi: abbiamo finalmente capito da dove gli  "esperti" del XIII° Distretto hanno tratto la nozione del cinghiale "adulto" all'età di due anni. Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica - Vol. 5 - Biologia e gestione del cinghiale -.Documenti tecnici - Ottobre 1993 - A pagina 42, Riconoscimento delle classi sociali in natura, descrizione dell'immagine (d): adulto di 2-4 anni. Ancora, a pagina 45, testualmente: "I rossi sono anche denominati sub-adulti, mentre il termine adulti indica tutti i soggetti di età superiore ai due anni.(omissis)". Il fatto che in gergo il termine adulti sia da taluni utilizzato per indicare soggetti di età superiore ai due anni, che tale denominazione venga citata come usuale, ha indotto tal'altri a ritenerlo biologicamente corrispondente....complice l'irreperibilità della reale "maggiore età" in qualsiasi pagina del volumetto!