(Tratto dalla corrente riedizione della prestigiosa opera I TETRAONIDI originariamente pubblicata dal Circolo Friulano Cacciatori nell’anno 1976)

LA CACCIA AL CEDRONE

Il Gallo Cedrone può essere cacciato in differenti occasioni ed in differenti modi: in primavera ed in autunno, con o senza cane da ferma. Una sola rimane però la vera caccia al Gallo Cedrone: quella prirnaverile al canto.

Ci sembra qui opportuno chiarire il nostro punto di vista sulle cacce primaverili ai tetraonidi, intese come caccia di selezione

Premettiamo innanzitutto che la caccia, che ha ovviamente come scopo la ricerca e l'abbattimento della selvaggina, deve essere praticata da un vero cacciatore con il rispetto dei limiti imposti da una sana ed oculata amministrazione del territorio di caccia, senza turbare l'equili­brio biologico generale e senza alterare il rapporto numerico tra i sessi.

Il Cedrone, come del resto gli altri tetraonidi dei nostri boschi, è ben lontano dal raggiungere la densità ottimale e quindi non è nemmeno il caso di prendere in considerazione la possibilità di abbatte­re le femmine. La caccia è quindi ammessa ai soli maschi; anzi ad un certo numero di maschi, ognuno dei quali può essere abbattuto solo in una certa determinata zona, secondo quanto viene predisposto nel piano di abbattimento della riserva.

Stabilito il numero massimo dei galli da abbattere e le zone in cui gli stessi possono essere abbattuti, teoricamente non dovrebbe avere alcuna importanza se l'abbattimento avviene in primavera o in autunno.

Questa considerazione, se serve a togliere gran parte del loro valore alle obiezioni che si fanno alle cacce primaverili ai tetraonidi, non indica però chiaramente quale delle due stagioni sia più consigliabile per l'esercizio della caccia. Vi sono tuttavia degli altri argomenti che portano a concludere che la caccia primaverile è senz'altro la più consigliabile se non la sola ammissibile.

Questi argomenti possono essere cosi riassunti:

- Il Cedrone ed il Forcello sono uccelli troppo nobili e troppo rari per essere considerati, come una qualunque selvaggina, buoni soltanto

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per lo spiedo. I due tetraonidi sono invece selvaggina essenzialmente da trofeo e, da questo punto di vista, l'abbattimento deve avvenire in primavera, nel periodo degli amori, quando la loro Iivrea è completa e smagliante.

Durante l'autunno può accadere che per troppa precipitazione. perla cattiva luce, per la folta vegetazione. una femmina venga abbattuta al posto del maschio. In primavera ogni possibilità di errore in buona fede è esclusa mentre il bracconaggio, per la maggior possibilità di controllo in un periodo in cui non si praticano altre cacce, per l'incommestibilità delle carni e per le difficoltà ed i disagi della caccia, viene ad essere automaticamente annullato.

- Dato il sistema di caccia autunnale (caccia vagante e tiro al volo) molti animali vengono feriti e non recuperati. E' molto facile infatti, data la loro particolare robustezza e resistenza che uno di questi selvatici incassi, apparentemente senza danno, una fucilata troppo lunga o non troppo precisa, per poi andare a morire, incensito, in qualche recesso del bosco. In primavera invece tale pericolo è grandemente ridotto, per non dire escluso del tutto, dal sistema di caccia che impone di tirare a fermo e da distanza ravvicinata. In autunno, con il cane da ferma, è molto più facile l'incontro di pollastri dell'annata che di vecchi galli smaliziati. Nel bilancio di una caccia autunnale vedremo così abbattuti molti giovani che, mentre non sono di nessuno interesse venatorio (a parte gli spiedi). avrebbero potuto divenire i futuri forti riproduttori della zona. Esercitando la caccia primaverile saremo invece certi che, se anche non verranno abbattuti solo individui vecchi e sterili, come sarebbe nello spirito della caccia di selezione, l'abbattimento dei giovani sarà molto ridotto e sarà cosi garantito un certo avvicendamento tra i riproduttori.

L'obiezione più comune che si fa alla caccia primaverile ai tetraonidi consiste nel dire che tali cacce sono nocive perchè vi vengono uccisi i capi più  robusti e più idonei alla riproduzione". Tale affermazio­ne è però del tutto gratuita e smentita dai fatti. Come tutti i cacciatori di Galli sanno, accade quasi sempre che una volta abbattuto un gallo in una determinata zona, nella stessa zona, i giorni successivi, faranno sentire la voce altri Galli che fino allora erano rimasti in silenzio ed appartati perché intimoriti dal gallo vecchio1 il quale, molte volte, proprio perché vecchio, non è adatto alla riproduzione.

- Quanto poi all'asserto che la caccia primaverile ai tetraonidi non sarebbe sportiva, perché si spara a fermo, esso deriva dall'errata convinzione che la sportività di caccia debba necessariamente identificarsi con la difficoltà del tiro. Sono invece due cose ben

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distinte. Anche se il tiro, come conclusione della caccia al gallo, è un fatto banale, ciò non invalida minimamente la sportività della caccia stessa. Chi l'ha praticata sa che questa caccia richiedere una passione, un sacrificio e una fatica quali poche altre cacce richiedo­no. Basti pensare all'orario ed all'ambiente nel quale si svolge, nonché alla lunga preparazione che è necessaria per avere una qualche probabilità di successo. Per poi risolversi in un tempo brevissimo, trascorso il quale, inevitabilmente, la giornata è persa... allo spuntar dell'alba.

Per concludere riportiamo le parole del Salvini  (Tetraonidi e Coturnici - Edizione Olimpia pag. 351): "Molte voci si levano a chiedere l'abolizione della caccia primaverile al canto, proclamata nociva. Il Gallo Cedrone è poco cacciato in autunno in quelle province dove viene praticata e, comunque, proprio là, in Italia, noi troviamo che la specie è più solidamente affermata.

Questo sta a dimostrare che se con la dialettica è concesso sovvertire il vero, esso poi rimane nella realtà".

Recentemente, una nuova teoria, basata sull'osservazione, mettereb­be in discussione tutta la caccia di selezione primaverile ai tetraonidi. L'osservazione dice che la gallina del cedrone si lascia coprire solo da un determinato gallo con il quale è entrata in rapporti, diciamo, di familiarità e non da qualunque gallo si presenti sul luogo dei convegni.

Questo fatto, peraltro intuitivo e verosimile, a detta di qualcuno, metterebbe in discussione la validità della caccia di selezione al canto in quanto, quando venisse abbattuto il cedrone pur vecchio e forse anche non più soggetto ideale per la riproduzione, quel gallo che ne prendesse il posto, solo dopo un certo tempo riuscirebbe ad accattivarsi la simpatia delle galline rimaste vedove e a iniziare i nuovi accoppiamenti.

Ciò può essere vero, ma non ci consiglia assolutamente a desistere dal praticare la caccia al canto, bensì a praticarla verso la fine del periodo degli amori quando le galline sono state già abbondantemente coperte e i galli continuano ancora a cantare per uh certo periodo, sperando di richiamare ancora qualche nuova compagna.

Solo in primavera dunque la caccia può attuarsi in maniera tale da rispettare tutte le condizioni necessarie alla salvaguardia della specie e da rendere la caccia al Cedrone, data la possibilità di una attenta valutazione dei soggetti, una vera e propria caccia di selezione.

Quando il clima diventa più mite, quando la natura comincia a risvegliarsi e la morsa del gelo non si fa più sentire nelle notti di fine aprile, il cacciatore abbandona a notte fonda il suo ricovero alpino o il fondo valle e, con l'ausilio di un fioco lume, intraprende il cammino che lo porterà, un paio d'ore prima dell'alba, nella zona dove il Cedrone è solito dar convegno alle femmine.

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A questo punto inizia la fase che potremmo definire la più sublime della caccia primaverile al Cedrone, nel mistero dei boschi alpini che la notte anima di rumori, di ombre, di contrasti che li rendono vivi e palpitanti.

Nella solitudine di un paesaggio familiare il cacciatore si sente pervaso da una grande soddisfazione: quella di poter godere, egli solo con pochi altri privilegiati, del meraviglioso spettacolo della notte nel bosco, della luna che rischiara le vette e fa brillare l'ultima neve; mentre in basso, nel fondo valle, un lume sulla piazzetta della borgata addormentata testimonia l'esistenza di una vita così vicina e pur così distaccata, non partecipe alla grandiosità di questo scenario.

Condizione necessaria perchè il cacciatore possa contare su una pur minima probabilità di successo è che egli agisca in località a lui ben nota, oltre che per il fatto che gli sarebbe altrimenti difficile orientarsi di notte in un bosco, sopratutto perché bisogna raggiungere, un paio d'ore prima dell'alba, la zona dove si è certi che il Cedrone ha eletto la sua dimora.

Quando ha raggiunto i pressi della zona prescelta, il cacciatore, a lume spento e tendendo l'orecchio, percorre a passi lentissimi e cauti quell'ultimo centinaio di metri che io separa dal luogo donde, per esperienza o per altre indicazioni, sa che è possibile avvertire il canto del gallo. Qui attende pazientemente cercando di individuare, tra i molti rumori del bosco, il canto del Cedrone.

Senza averne la presunzione di riuscire a descrivere fedelmente tale canto, cosa del resto già tentata da molti, vorremmo solo mettere In guardia l'inesperto che si accinga ad intraprendere questa caccia, che il canto di questo uccello è costituito da suoni primitivi e rudimentali in cui non vi è altra melodia all'infuori del puro ritmo.

Per percepire il canto è necessario porsi in luogo preminente, possibilmente lontano dal gorgogliare di qualche ruscello o da qualche altra sorgente di rumori che ne impedirebbe la esatta localizzazione. In condizioni ideali e con una giornata favorevole il canto inizia un paio d'ore prima dell'alba ed è avvertibile ad una distanza di circa cento metri.

Resta ora da chiarire che cosa si intenda per giornata favorevole.

Per esperienze personali possiamo dire che per Io più il gallo non canta nelle giornate fredde e molto ventose; preferisce invece le giornate calde e tranquille, anche se non è disturbato da qualche leggera pioggerellina.

Al riguardo però possiamo dire che ci possono essere molte eccezioni. Quando ci troviamo nel colmo dell'epoca degli amori, può accadere che il gallo canti anche in condizioni climatiche completamen­te avverse o, al contrario, che in condizioni climatiche ideali rimanga

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assolutamente silenzioso. Ouest1ultimo caso può verificarsi quando nei giorni precedenti vi sia stata una forte burrasca, che abbia abbassato la temperatura ed interrotto per qualche giorno il normale svolgimento del corteggio d'amore.

Come dice benissimo il Gardner: "Se al bel tempo succede il freddo o la pioggia, anche il becco del nostro uccello si congela".

Quando la stagione e la giornata siano favorevoli. l'orecchio attento del cacciatore dovrà, tra i molti rumori reali o immaginari che percepisce, individuare il canto del gallo.

Quando il Cedrone, che ha passato la notte su un ramo, si sveglia, dopo qualche scrollatina e dopo aver indugiato un po' tendendo l'orecchio per assicurarsi che nel bosco attorno a lui regni la quiete più assoluta, inizia il suo canto con alcune battute singole, ampiamente intervallate tra loro; sono suoni secchi come di due bastoni battuti fra loro. Quindi assicuratosi che attorno a lui tutto è tranquillo, il gallo si prepara al vero e proprio canto: le battute non sono più singole, ma a coppie ripetute ad intervalli sempre più brevi; la seconda battuta di tono un po' più basso della prima: ti - tok, ti - tok.

lì canto vero e proprio è iniziato: il gallo ripete la coppia di battute per due volte a intervalli ravvicinati, indi di seguito emette una sequenza di battute singole in rapida successione, costituenti un ritmo che si chiude su se stesso con uno schiocco di tono molto più basso degli altri, dal rumore simile a quello che si produce stappando una bottiglia. Qui finisce la seconda fase del canto, durante la quale il gallo, col collo eretto, è sempre stato presente a se stesso ed anzi molto attento.

A questo punto inizia la terza fase, quella più importante per il cacciatore:  il cosi detto "arrotamento". Il gallo, nel parossismo dell'esaltazione d'amore, emette una serie di soffi e sospiri che danno un suono molto simile a quello che si produce affilando la falce con la cote.

In questa terza fase, il gallo con le pupille parzialmente coperte dalla membrana nittitante; completamente in estasi, estraniato dall'am­biente esterno, "non vede e non sente”.

Questo che ci siamo sforzati di descrivere è il canto classico del gallo Cedrone, che può essere completato a volte da versi gutturali e goffi saltelli dell'uccello sul ramo. Questo avviene per lo più quando due galli cantano abbastanza vicini e in questo modo intendono sfidare l'antagonista.

Durante la terza fase del canto, quando il gallo "non vede e non sente”, il cacciatore, che ha seguito attentamente il ritmo del canto e lo ha perfettamente impresso nella mente, muove i classici tre passi che, ad ogni successivo ripetersi di quella fase del canto, lo fanno lentamente avvicinare al cantore.

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E' bene che in questa lenta marcia di avvicinamento il cacciatore proceda deciso nel percorrere quei pochi metri che riesce a coprire durante la fase utile del canto. Il piede poggi sicuro e fermo sul terreno senza preoccuparsi di fare rumore, ma cercando invece un appoggio solido e stabile ed una posizione comoda e sicura per la fase d'arresto. Deve infatti tenere presente che potrà accadergli di doversi fermare per minuti in quella posizione; minuti che sembrano ore se il gallo, senza apparente motivo, interrompe il suo canto per qualche tempo.

Questa situazione è estremamente imbarazzante per il cacciatore che sia già giunto nei pressi del gallo, ma non sia ancora a tiro utile. In tale caso egli dovrà mantenere tutta la sua calma, evitare il più piccolo rumore e guardare in basso. In questo momento il gallo infatti è quanto mai vigile ed attento. Tace perchè forse cerca di cogliere il richiamo della gallina o di discernere le forme sotto la pianta. Basta quindi che in questo momento percepisca qualche movimento nella luce incerta che precede l'alba perchè abbandoni precipitosamente la località. La nostra caccia sarà stata cosi rovinata ed inutile e vane saranno state le nostre fatiche e le nostre emozioni.

Se ciò accade e se per una nostra disattenzione il gallo, dopo un attimo di silenzio, lascia fragorosamente il suo ramo per gettarsi giù verso valle, è inutile ed anzi condannabile il cercare di colpirlo a volo, anche se a tiro più che utile.

L'incerta luce dell'alba rende estremamente difficile il tiro e quand'anche, caso rarissimo, riuscissimo a colpire il selvatico, quasi mai riusciremmo a fermarlo definitivamente. Se pertanto ferissimo il gallo, potremmo anche non rendercene conto o, se anche ce ne accorgessimo, difficilissimo, per non dire impossibile, sarebbe il recupero in un luogo folto e vario, senza l'aiuto del cane che non è con noi.

A questo riguardo dobbiamo ricordare che se è abbastanza facile rovesciare con una fucilata un cedrone sulla levata, un gallo che si lancia in picchiata (come accade sempre quando spaventato abbandona il suo ramo) si porta via facilmente la botta senza dare alcun segno apparente.

La nostra fucilata a vuoto non avrebbe altro risultato che quello di spaventarlo, rendendo problematica la caccia a quel soggetto per i giorni seguenti. Se invece lo colpissimo, nel novantanove per cento dei casi perderemmo un maestoso esemplare che sarebbe condannato ad una fine atroce, preda insperata di qualche nocivo.

Pur stando attenti, durante l'avvicinamento può accadere che il cacciatore metta in allarme qualche selvatico che si trova sul suo cammino e che viene disturbato dalla presenza dell'uomo.

Il cacciatore che viene sorpreso dall'improvvisa fuga di un animale spaventato, disperando ormai del successo, abbandona le cautele fino allora usate e molte volte compromette egli stesso l'esito della caccia,

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che altrimenti non subirebbe alcun danno. Il più delle volte a fuggire chiocciando ai passi dell'uomo è proprio la femmina del cedrone, giunta silenziosa di pedina fino nei pressi del maschio. Il gallo però, che solo con un certo ritardo presta attenzione alla gallina in quanto il frullo è avvenuto mentre era assorto nel canto, non sempre si rende conto che la gallina fugge spaventata, e non sta invece compiendo un normale spostamento verso di lui.

Perciò, se tutto intorno a lui tace nuovamente e la quiete si ristabilisce dopo una breve interruzione riprende a cantare.

Non altrettanto avviene, invece, se, con il nostro odore o con il rumore abbiamo spaventato un capriolo. In questo 'caso infatti l'intera zona viene messa in allarme dal sonoro abbaiare dell'ungulato o dal rumore provocato dalla sua fuga precipitosa.

Quando ciò accade il più delle volte il gallo abbandona fragorosa­mente la sua pianta e, per quella giornata. è difficile che riprenda a cantare.

Se invece si tratta dello schizzo di una lepre o del frullo di un francolino ed il cacciatore avrà mantenuto la sua calma attendendo in silenzio e senza muoversi che nel bosco ritorni la quiete, la caccia non è affatto compromessa e dopo una breve pausa il gallo riprende a cantare.

Quando, dopo queste interruzioni, il gallo riprende il suo canto, questo inizia con battiti singoli ampiamente intervallati, ripetuti due o tre volte. Sono il preludio al canto completo, durante il quale il cacciatore potrà riprendere la marcia di avvicinamento.

Quando saremo giunti in prossimità del Cedrone, approfitteremo di quella fase del canto che prima ci consentiva di muoverci, per ispeziona­re, sempre stando fermi, le piante circostanti e scoprire quella dove il gallo è imbroccato.

Se la pianta è un abete o un pino ovvero se la pianta, a causa della stagione avanzata, è già coperta di foglie, la cosa non sarà semplice e richiederà tutta la nostra attenzione.

Una volta avvistato il gallo e dopo esserci portati, con le solite cautele, a distanza di tiro utile, cioè 20 metri circa, non rimane che la fase conclusiva della caccia: il tiro.

Il tiro al Cedrone sulla pianta, a fermo ed a distanza ideale, sembrerebbe cosa banalissima e di sicuro risultato. I cacciatori di Cedroni sanno invece, per amara esperienza, che non è sempre così.

La luce incerta, la difficoltà di vedere bene l'animale ed in molti casi una emozione non completamente dominata, fan si che anche a 20 metri si possa sbagliare, a fermo, un animale di mole considerevole.

A questo punto dobbiamo dire che anche se molti sostengono che al Cedrone bisogna tirare a palla, noi non condividiamo assolutamente tale teoria. E ciò in primo luogo perché, dato che ben raramente potremo

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individuare la sagoma del Cedrone da lontano, il fucile a palla è del tutto inutile; in secondo luogo perché la caccia al Cedrone conclusa con un tiro da lontano è semplice tiro a segno che preclude tutte le ansie e le soddisfazioni che sono proprie di questa caccia. Inoltre, dato che al Cedrone si tira sempre da vicino, non vediamo la ragione di usare munizioni a palla, dato che questa, se è espansiva, rovina irrimediabil­mente il trofeo e se è completamente blindata non riesce sempre a fermare il selvatico. Senza considerare che, poiché il tiro è quasi sempre ostacolato dai rami, può accadere facilmente che la pallottola venga deviata da un ostacolo non visto alla scarsa luce in cui ci si trova a sparare.

Noi consigliamo pertanto la munizione spezzata e più precisamente piombo da 3,5 mm. sparato possibilmente da un fucile dotato di cannocchiale variabile che, registrato al rapporto minimo, abbia grande luminosità e consenta di centrare l'animale. In mancanza del cannoc­chiale può supplire parzialmente la bindella imbiancata col gesso, che costituisce una guida abbastanza sicura nel tiro.

In mancanza di tali accorgimenti ci capiterà spesso di tirare alto dato che, a causa del buio, siamo portati in genere a "prendere" troppa bindella.

C'è chi consiglia anche di sparare allorquando il gallo "non vede e non sente" perché nel caso di un tiro sbagliato rimane la possibilità di ripetere la fucilata. In questo caso, infatti, è probabile che il gallo riprenda a cantare come se niente fosse accaduto.

lì Gallo, centrato, precipita a terra in uno sbattere d'ali che si prolunga per diversi istanti, data la forte fibra dell'animale. E' bene raggiungerlo subito perchè, dato l'ambiente quasi sempre scosceso in cui vive, non avvenga che con un estremo sprazzo di vitalità riesca a tuffarsi a valle1 rendendo difficile o vana la ricerca.

Può avvenire che il Cedrone, non perfettamente centrato, in un disordinato sbatter d'ali si stacchi dal ramo per gettarsi in basso. In questo caso il più delle volte è cosa vana cercare di fermano con un secondo colpo sparato al volo, in condizioni di luce molto difficili. Importante è invece seguirne in silenzio la discesa, sperando di udire più in basso il rumore di frasche spezzate che ne indica la caduta e che consentirà di localizzare con una certa approssimazione il luogo dove dovremo cercarlo.

Se non lo si sente cadere la ricerca il più delle volte è vana anche se, dalla reazione alla prima fucilata, si ha la certezza di averlo colpito in organi vitali. La varietà del terreno e la mancanza di un cane rendono infatti estremamente difficile la possibilità del recupero. In questi casi c'è' ben poco da fare se non cercare di consolarsi in qualche modo della

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inevitabile amarezza che deriva dal fatto di aver inutilmente privato la natura di un cosi splendido animale.

Quando, invece, la lunga tensione nervosa derivante dall'avvicina­mento si scarica in un tiro pienamente efficace e, ancora emozionati, ci avviciniamo per raccogliere il "nostro" gallo, la soddisfazione è addirit­tura indescrivibile.

Non sempre però la caccia si svolge in modo così regolare e così fortunato.

Può accadere, per esempio, che l'avvicinamento, a causa delle difficoltà del terreno, duri più del previsto e che nel frattempo il gallo abbia abbandonato la pianta per seguire le femmine. Oppure può darsi che il gallo quel giorno non canti affatto o, se anche canta, non si riesca assolutamente a sentirlo.

Quando sopraggiunge l'alba ed il bosco si risveglia in quella meravigliosa festa di suoni che è il canto dei vari uccelli, riuscire a percepire il canto del gallo è cosa molto difficile e qualche volta addirittura impossibile. Nell'orchestra che anima il bosco e che è composta dai vari cantori, le note del gallo vengono sopraffatte quando pur non accada, e accade spesso, che il gallo smetta di cantare.

In questo caso, quando cioè la nostra caccia non è arrivata a conclusione, ci converrà utilizzare la nostra presenza sul posto per perlustrare la zona, cercando di individuare dalle "fatte" la località frequentata dal gallo al momento del canto. Ispezioneremo perciò il terreno sotto i faggi più grossi, sotto i pini e gli abeti. Il luogo dove avremo rintracciato il numero maggiore di "fatte" sarà, con ogni probabilità, quello dove il gallo canta normalmente. Il successo di questa nostra esplorazione ci darà la sensazione di non avere sprecato invano tempo e fatica e ravviverà le nostre speranze per la prossima uscita.

Il gallo abbattuto, specialmente se vecchio, in primavera non é commestibile. Va quindi imbalsamato o intero, nella tipica posizione del canto, o parzialmente, cioè limitando la preparazione alla testa con il collo ed alla coda aperta a ventaglio sistemato poi su una tavoletta di tasso.

In entrambi i casi esso costituisce uno splendido trofeo che abbellirà la nostra stanzetta di caccia e terrà vivo in noi il ricordo della emozionante ed esaltante avventura che abbiamo vissuto.

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