Uomini

Uomini o caporali?

Ho già avuto modo di rilevare, su questa rubrica, come la linearità di comportamento sia merce sempre più rara. Un esempio ulteriore di quanta verità vi sia in questa sconsolata considerazione, ci giunge dalla vicenda che vede al centro il direttore della riserva di Taipana, Roberto Coos.

Un personaggio di innegabile coraggio (anche fisico) di cui le cronache si sono occupate in relazione alla sua pubblica denuncia contro il grave fenomeno del bracconaggio.

Coos, insomma, si è guardato indietro per vedere quanti lo seguivano e, come spesso accade, ha visto che erano solamente quattro gatti.

Non soltanto, ma sui quotidiani locali è stato addirittura pesantemente attaccato proprio da quelli che, per primi, avrebbero dovuto esprimergli solidarietà, vale a dire da un gruppo di cacciatori della sua riserva che lo hanno, in buona sostanza, trattato da bugiardo e da denigratore della riserva stessa.

Ma Coos, nonostante la delusione per questa defezione, anzi per questa autentica rivolta interna che ora si trova a dover fronteggiare, poteva almeno nutrire qualche speranza per aver letto, sui quotidiani locali, le aperte dichiarazioni di solidarietà rivoltegli da Antonio Mansutti, direttore della riserva di Montenars, presidente del distretto venatorio numero 3 di cui Taipana fa parte, nonché presidente provinciale della Federcaccia di Udine.

L'alto dirigente venatorio, in sostanza, confermava la gravità della situazione denunciata da Coos e dichiarava che era ora di risolvere una buona volta questo problema, che vanifica ogni tentativo di attuare una buona gestione della fauna.

Una presa di posizione apprezzata da molti, i quali auspicavano che il maggiore

(per numeri) dei sodalizi venatori avesse finalmente deciso di impegnarsi concretamente contro il bracconaggio.

Un fenomeno che - bisogna avere il coraggio di ammetterlo - non è esterno al mondo della caccia, ma è anzi ben incistato al suo interno, visto che i bracconieri classici, quelli privi di licenza di caccia, sono un fenomeno folcloristico ormai quasi del tutto scomparso.

Oggi i bracconieri sono, infatti, per la massima parte dei cacciatori da troppo tempo abituati ad agire in difformità alle leggi venatorie senza che nessuno li punisca e che, anzi, ricevono una sorta di tutela derivante dal fatto che sono tanti. Persone che, per esempio, non denunciano le catture effettuate; che cacciano al di fuori dai tempi consentiti dal calendario; che usano mezzi proibiti e non si rendono neppure conto di essere, così facendo, divenuti appunto dei bracconieri.

Ma torniamo al discorso di prima, per riferire una clamorosa novità.

In una riunione del distretto venatorio numero 3 presieduto da Antonio Mansutti, successiva alla polemica antibracconaggio, tutti i direttori delle riserve di quel distretto che erano presenti alla seduta, vale a dire undici su diciotto, ivi compreso lo stesso Mansutti, si sono formalmente dissociati dalla presa di posizione antibracconaggio di Coos. Se non ci credete, chiedete al Servizio per la gestione faunistica e venatoria i verbali della riunione, che sono pubblici perché i distretti

gestiscono quella cosa pubblica che è la fauna selvatica.

Ora io non voglio dire che dissociarsi dalla denuncia di Coos significhi implicitamente schierarsi in difesa dei bracconieri, ma è certo che questa è l'impressione che la gente comune ne ricava.

Allo stesso modo non voglio neppure dire - e difatti non dico - che i segugisti sono solidali con i bracconieri, ma è un dato di fatto che tutti i direttori di riserva che si sono dissociati da Coos sono segugisti, così come sono per la massima parte segugisti i cacciatori che si sono pubblicamente dichiarati offesi per le accuse di Coos contro il bracconaggio.

Politica dei due forni? Paura dei direttori di vedersi trombati alle prossime elezioni per il rinnovo dei direttivi delle riserve, visto che anche i cacciatori/ bracconieri votano? Madornale errore di valutazione? Coda di paglia?

Chi lo sa.

Certo è che il presidente provinciale di Udine della Federcaccia, prima solidarizza pubblicamente con Coos e poi, in una sede erroneamente ritenuta riservata, se ne dissocia.

A questo punto a Mansutti bisognerebbe porre l'amletico e impegnativo quesito: essere o non essere?

Ma forse, restando terra terra e senza scomodare Shakespeare, basterebbe porgli la domanda di Totò: caro Mansutti, siamo uomini o caporali?

Il Friuli-01/02/02- Marco Buzziolo